Fa bene alla mente, ma anche al corpo, e soprattutto allo spirito. Il Dalai Lama in persona ha collaborato agli studi neuroscientifici che, attraverso la risonanza magnetica, hanno dimostrato come la meditazione sia in grado di modificare il funzionamento delle connessioni cerebrali. Riduce i livelli di adrenalina e cortisolo (ormoni scatenati da emozioni negative come paura, rabbia, tristezza), mentre aumenta dopamina e serotonina (che alzano l’umore e favoriscono il relax). Con la meditazione le difese immunitarie si rinforzano e ci si ammala meno, dice Gioachino Pagliaro, Direttore Unità Operativa di Psicologia Clinica ospedaliera dell’AUSL di Bologna, autore del libro Mente, meditazione e benessere (Ed. Tecniche Nuove). E, vorrei aggiungere, ogni giornata comincia meglio.
La meditazione però non è soltanto una specie di training autogeno come quello che si impara nei corsi pre-parto. È un cammino ascetico e mistico che da secoli fa parte di molte tradizioni religiose (induismo, buddhismo, cristianesimo, Islam e Sufi) tra cui lo Yoga: così come lo Yoga non è una semplice ginnastica, ma una pratica che unisce dimensione fisica, mentale e spirituale.
Patanjali nel suo celebre trattato Yoga-Sutra afferma che «Yoga si ha con il controllo delle attività della mente» e che «Lo Yoga è austerità, meditazione e abbandono al Signore (Yoga Sutra – II,1).
Dunque la meditazione è un percorso spirituale, una forma di preghiera. E infatti ci vuole un Maestro, si recita un mantra sacro, si osserva un codice morale: è al di fuori di ogni confessione religiosa, e tuttavia le unisce tutte. Come? Mettendoci in contatto con qualcosa di superiore, l’Infinito, che ognuno vive come meglio crede in base alla sua personale cultura e sensibilità. Quella forza invisibile grazie alla quale, anche in una città come Milano, negli stessi giorni di marzo a un certo punto fioriscono tanti alberelli rosa disseminati ovunque, e tutti nello stesso momento. Un mistero.