Vita morte miracoli di lettura

10948964_1379092965738978_1763322989_n-515x600Ieri sera ho finito di leggere questo libro. Che meraviglia, leggetelo anche voi. Perché? Perché parla della morte come veramente è, della libertà come tutti la vorremmo, dell’amore come dovrebbe essere e come infatti può accadere.
Hanno scritto che questo romanzo somiglia a un film di Truffaut, è vero: anche qui il giovane protagonista, che si chiama Libero, e non a caso, (di cognome Marsell, forse in omaggio alla Ricerca del tempo perduto di Proust? può essere) fa “le quatre cents coups”, ovvero “ne combina di tutti i colori”.
locandinaL’ho divorato, una pagina dopo l’altra, le ultime stanotte facevano sgorgare lacrimoni con singhiozzi inarrestabili. Ma dopo, ho dormito benissimo; e ho sognato che mi ero trasferita in una nuova casa, con un patio e un giardino, bellissima.
Magia dei libri (mentre infuria il degrado della fusione Mondazzoli) e dei film (mentre a Milano chiude lo storico cinema Apollo che si trasforma in un Apple Store). Pazienza, gli scrittori bravi, i registi geniali e i lettori appassionati ci saranno sempre.

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A che cosa serve Facebook
  1. A informarsi, ma questo è ovvio: soprattutto se si scelgono bene i propri amici, e in questo caso la lettura quotidiana dei giornali può venire serenamente sostituita da notizie e commenti di prima mano che i giornalisti selezionati (ma anche i politici, gli intellettuali, i professionisti…) pubblicano ogni giorno sulla loro bacheca.images
  2. A conoscere meglio le persone: la scrittura è forse il più potente strumento rivelatore per capire con chi si ha a che fare, anche perché sono poche le persone che la sanno usare; e quindi è facile che trapelino particolari altrimenti difficili da indagare.
  3. Ad avvicinare persone lontane, e ad allontanare persone vicine (vedi punto 2): riguardo a questo aspetto, ognuno avrà il suo variopinto repertorio di esperienze gioiose e dolorose.
  4. A fare una pausa, come al bar: o come alla macchina del caffè con i colleghi, per chi ha avuto esperienza di lavoro in azienda. È vero che si perde un po’ di tempo, ma spesso dopo si ricomincia l’attività con rinnovato ardore.

Sono solo alcuni dei tanti lati positivi riservati ai frequentatori di questo social network che ha cambiato le abitudini di tutti, riducendo di molto il tempo delle telefonate per esempio (basta una breve conversazione con i messaggi privati, e ci si aggiorna, o ci si dà appuntamento senza troppi convenevoli).
Ma invece che continuare la lista di cose buone e utili che Facebook è in grado di scatenare, preferisco elencare qualcuna delle innumerevoli occasioni virtuose che mi sono capitate in questi anni di frequentazione social:

  • recuperare persone care sperdute per le vie della città o per le strade del mondo (questa è facile)
  • organizzare un aperitivo o una cena con persone che si parlavano da tanto tempo senza mai vedersi in faccia, trovandole tutte interessanti e simpatiche (e poi magari con qualcuna frequentarsi)
  • fare amicizia con Anna, intelligente e simpatica vicina di casa con la quale abitavamo da 22 anni a 100 metri di distanza senza esserci mai viste e senza sapere di avere qualche storia in comune
  • andare alla presentazione di un libro con la sconosciuta Sara, perché abbiamo interessi simili (e questo succederà mercoledì prossimo)
  • conoscere e intervistare Mara, straordinaria VegaChef dalle mille risorse
  • scoprire che un signore speciale come Franco aveva un gatto grigio non sterilizzato, ideale per accoppiarsi con la mia giovane gattina in cerca di un fidanzato per fare i cuccioli
  • programmare un weekend al mare (o anche a Londra, vediamo) con Silvia, Elena e Maria Grazia (diventate care amiche perché tanto amiche di Stefania, che non c’è più)
  • ritrovarsi a cena dalla Emy (sempre grazie a Stefania) e incrociare sorprendenti affinità elettive
  • incontrare di persona una donna meravigliosa scrittrice come Fiorella, e tutti i suoi libri da leggere uno dopo l’altro

Devo continuare? Potrei. Invece preferisco concludere affermando “A che cosa non serve Facebook”: a sfogare i propri istinti malevoli, a piombare sulle bacheche altrui per provocare, a scrutare i profili degli altri senza mai farsi vedere, a rubacchiare idee e commenti per farsi belli con le piume del pavone, a polemizzare, ad aggredire chi non la pensa come te… in questi casi, mi spiace dirlo, è opportuno bannare: per una questione di igiene mentale. Io non volevo, all’inizio. Ma poi mi ha convinto che era giusto farlo la mia amica Tiziana, che forse non avrei mai neanche conosciuto se non ci fosse stato Fb. Questo è il senso.

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Altro che 8 marzo!

10959504_10153129067412608_2812934592422268557_nBasta la lettura di questo libro a scardinare per sempre tutta la retorica delle mimose che si è consumata per anni ad ogni angolo di strada, nelle pizzerie, nei finti salotti di convenienza politica quando Berlusconi era al Governo. Troppo facile. È tutto ben spiegato e raccontato da Ida Dominijanni, fino a qualche anno fa editorialista del Manifesto, e adesso research fellow alla Society for the Humanities di Ithaca, negli Stati Uniti. Le fa eco due giorni fa l’opinione di un’altra importante femminista storica come Lea Melandri su Internazionale in un post intitolato «Contro l’8 marzo» in cui afferma: “Oggi, di fronte ai rimasugli penosi che escono dalle radio, dalle televisioni e dai giornali, (…) ho un desiderio forte e deciso: che non se ne parli più; che nessuna data venga d’ora innanzi a fare da velo a uno dei rapporti di potere che oggi, molto più che in passato, appare scopertamente come la base di tutte le forme di dominio che la storia ha conosciuto, nella nostra come nelle altre civiltà;”.

 Il Trucco svela tanti aspetti non dibattuti dai media mainstream, primo tra tutti «il tentativo di restaurazione modernizzata dei ruoli sessuali tradizionali» che hanno caratterizzato tanto «il regime di godimento di Berlusconi» (godimento finto e dannoso, ndr), quanto «il regime del rigore dei successivi esperimenti di governo (e tantopiù l’oscillazione fra i due che sembra caratterizzare il governo Renzi)».

Vengono in mente le Ministre Carfagna, Gelmini. E poi Fornero, Cancellieri. Infine Boschi, Madia, Bonafè e tutte le deputate che sembrano recitare a memoria la parte nei talk show televisivi per rappresentare il Capo (il famoso capo carismatico di Marcuse? mah) di una supposta scena politica post-patriarcale sempre più uguale nella sua ingiustizia neoliberista, non morale, discriminatoria.

Ricordo di aver scritto qualcosa di simile per l’8 marzo di due anni fa in omaggio alla cara Isotta Gaeta, donna coraggiosa che ha per sempre un posto speciale nel mio cuore perché mi ha insegnato tanto. Evidentemente, non è cambiato niente. Per fortuna ci sono queste pensatrici, che rievocano la preziosa eredità «della politicizzazione del personale, dell’etica del desiderio, della rivoluzione dei ruoli sessuali, dell’affermazione del nesso fra sessualità e politica messe in campo dalle soggettività ribelli». Viva l’intelligenza, al femminile. E buona lettura.

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Marzo: viva il Saluto al Sole!

Questo è il momento ideale per riaprire le braccia alla Luce che felicemente sta aumentando sempre di più con le giornate che si allungano, e prepararsi all’avvento dell’estate anche in termini di forma fisica, magari liberandosi di quei chiletti in più accumulati con il letargo invernale. Niente di meglio del Saluto al Sole – in sanscrito, Surya Namaskara – da praticare regolarmente ogni mattina, perché fa bene al corpo e alla mente: dà una sferzata al metabolismo, stimola la circolazione sanguigna e linfatica, i muscoli, la respirazione, il sistema ghiandolare.

Sun salutation (complete)Questa è l’illustrazione più corrispondente alla sequenza di 12 movimenti che prima ho imparato e poi insegnato per molti anni: la più classica, perché ci sono anche altre varianti. Meglio non cimentarsi con il Saluto al Sole da autodidatti, perché nello yoga ciò che conta non è imparare a fare posizioni acrobatiche, ma imparare a farle giuste. Ci vuole quindi una guida che controlli gli allineamenti, e al contempo la respirazione, fondamentale! Inspirazione ed espirazione sono rigorosamente coordinate con le diverse posizioni; altrimenti le asanas, andando a sollecitare le ghiandole, possono fare più male che bene.

indexUltima cosa da considerare è che lo yoga non è una ginnastica, ma una forma di preghiera e di meditazione: ogni posizione, ogni movimento, ogni respiro, non serve soltanto a produrre benefici psicofisici, ma anche ad armonizzarsi con l’Universo Infinito; in questo caso salutando il Sole, la nostra stella di riferimento. Il significato di Surya Namaskara infatti è anche devozionale, di ringraziamento per il nuovo giorno che va a incominciare. E il senso di benessere che procura è anche spirituale.

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Mille sfumature di amore

azzzzz_10Perché Virginia Mallory e Adriano Goldstein non rimangono insieme fin dal loro primo incontro in quella ventosa primavera del millenovecentoquarantasei? Come se fosse facile, rispondere alla eterna universale domanda letteraria «Di cosa parliamo quando parliamo d’amore». Eppure Fiorella Cagnoni, finora scrittrice di gialli molto gustosi, ha cercato e trovato le parole per dirlo in questo suo ultimo strano e fascinoso romanzo che dura tutta una intera epoca: cinquantacinque anni di illusioni perdute, fughe e ritorni, passioni che bruciano come fiamme, oppure ardono silenziose sotto le braci di un fuoco che però è sempre vivo, mentre si alternano altri amori di diverso genere e si susseguono nuove generazioni.

Finalmente amori «È la storia di un desiderio che per lungo tempo una donna e un uomo ripropongono l’uno all’altra e l’altra all’uno come si aumenta la posta o si accresce una scommessa», scrive l’autrice a pagina 12. E viene in mente Gabriel García Márquez – che Cagnoni ama molto e cita spesso – quando scriveva «Il cuore ha più stanze di un albergo a ore» in L’amore ai tempi del colera: dove Fiorentino Ariza resta innamorato di Fermina Daza, la più bella ragazza dei Caribe, per cinquantun anni, nove mesi e quattro giorni. Fino alla felice conclusione.

600472_10151256141707608_1272684483_nE insomma, in queste pagine che perlustrano una piccola isola immaginaria «…non troppo lontana dal Tropico del Cancro» brilla tutta l’intelligenza sentimentale e narrativa di Fiorella Cagnoni, speciale anche “nella creazione dei dialoghi”, come disse di lei il grande Oreste Del Buono.
Per chi vuole incontrarla, sarà a Milano, alla Libreria delle Donne in via Calvi 29 sabato 28 febbraio 2015 alle ore 18: per parlare di amore, e di amori.

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Ferrante forever

quadrilogia-elena-ferranteUn amore, un grande amore: per una scrittrice che ti catapulta nei travagli di due donne – in flashback due bambine poi due ragazze – e ti fa vivere ogni conflitto attraverso lo sguardo opposto di entrambe, senza mai mollare la presa. Ma forse che quelle due ragazze Lila e Lenù sono una stessa persona? Potrebbe sembrare, in un certo senso: una donna d’azione che cerca di cavarsela in modo primitivo, spinta dall’istinto di sopravvivenza e con mezzi rudimentali; l’altra che, come in uno specchio, affronta le difficoltà invece come donna di pensiero, che agisce poco e osserva, soffrendo l’ingiustizia e spesso l’esclusione.

In mezzo alle due donne c’è Elena Ferrante, autrice che come poche altre sa scandagliare con spietatezza le profondità dell’animo femminile (e non venite a raccontare che è un uomo, perché tanto non è un argomento congruo, quindi neanche interessante; sono solo pettegolezzi editoriali di poco conto, basta leggerla, cercando di capire). Una scrittrice capace di precipitarti nella terra di camorra, dentro la prepotenza delle famiglie mafiose senza mai scrivere (in migliaia di pagine della quadrilogia che inizia con L’amica geniale), senza mai scrivere la parola ‘mafia’, ma solo mostrandola, facendola percepire ad ogni riga e in ogni sentimento sofferto dalle protagoniste. Insomma, una grande, grandissima scrittrice. Che fin dall’inizio me ne ha ricordata un’altra altrettanto sublime, Irène Némirovsky: per la stessa implicita grazia letteraria con la quale in Suite francese ricama sofferenze private per significare invece una tragedia collettiva, l’invasione nazista.
image_book.phpMa che Ferrante sia una grande scrittrice lo dicono già da tempo opinioni autorevoli e tante recensioni persino in America e nel mondo anglosassone: The New York Times, The New York Review of Books, The Guardian, The Economist, The Wall Street Journal, The New YorkerA noi basta leggerla, perché è un regalo della letteratura, e quindi della vita. Davvero non importa a chi andranno anagraficamente i diritti d’autrice, di tutto ciò si è già immaginato abbastanza scorrendo le pagine della Frantumaglia, altro libro da non mancare. Quando si arriva al 4° volume della quadrilogiaancora più potente dei precedenti, se possibile – si capisce che le chiacchiere e le polemiche stanno a zero. Avercene, di Elena Ferrante, nel panorama della narrativa italiana. Con qualsiasi nom de plume.

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Buona buonissima facile da fare: farinata con verdure

farinataLa scrivo qui così le amiche che me l’hanno chiesta ce l’hanno sempre a portata di mano: è semplicissima. Si mescola la farina di ceci con l’acqua in rapporto 1 a 3 (250 di farina, 750 di acqua) e si lascia decantare la miscela tutta la notte. Il giorno dopo si aggiunge un po’ di olio (mezzo bicchiere? io ne metto meno). Si fanno saltare le verdure in padella (a piacere, oggi io ci ho messo porro zucchine e patate, ma va bene qualsiasi verdura). Sale, un pizzico di pepe, erbe aromatiche (salvia, rosmarino e timo). Si inforna in una teglia oliata per un’oretta circa, prima a fuoco alto e poi più basso. Fine.

Stasera la porto alla festa di compleanno della Paola, so già che come sempre tutti mi chiederanno la ricetta, perché è buonissima: viene una specie di torta salata, ma senza usare ingredienti di origine animale come burro ricotta o similari. È a prova di intolleranze, nutriente e salutare. Un piatto completo – anche pochissimo costoso, tra l’altro! – come tutte le ricette ispirate alla tradizione contadina italiana.

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Berrino Report Ricerca Cancro

Berrino1È diventato ormai un personaggio famoso anche a livello mediatico, dopo le interviste rilasciate a Report, Le Iene, Le Invasioni barbariche. Ma è da almeno 30 anni che il dottor Franco Berrino è uno dei massimi esperti del rapporto tra alimentazione e tumori: all’inizio un po’ osteggiato da alcuni suoi più celebri e potenti colleghi, forse perché poco incline a sostenere gli interessi delle multinazionali non solo farmaceutiche. Però il tempo è galantuomo, proprio come lui: un signore delicato e riflessivo, molto innamorato del suo lavoro nonostante i tanti impedimenti che ha incontrato sulla sua strada. Con l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), ha preso parte adesso alla revisione del nuovo Codice Europeo Anticancro, giunto alla 4° edizione. E mercoledì 5 novembre ha presentato “I 12 Pilastri della Prevenzionein anteprima alla stampa (insieme ai colleghi Gerolamo Corno/Direttore generale Istituto Nazionale Tumori, Roberto Boffi/Pneumologo della Fondazione, Ugo Pastorino/Direttore scientifico Istituto Nazionale Tumori). Ecco il report:

1. Non fumate. Non usate alcun tipo di tabacco.
2. Non consentite che si fumi in casa vostra. Sostenete le misure contro il fumo nel vostro ambiente di lavoro.
3. Impegnatevi a mantenere un peso corporeo sano.
4. Fate quotidianamente esercizio fisico. Limitate il tempo che trascorrete seduti.
5. Mantenete una dieta sana:
– consumate abbondantemente cereali integrali, legumi, verdure e frutta
– limitate i cibi molto calorici (ricchi di zucchero e grassi).
– evitate le bevande zuccherate
– evitate le carni conservate
– limitate le carni rosse
– limitate i cibi ricchi di sale
6. Se consumate bevande alcoliche, di qualunque tipo, limitatene la quantità
– per la prevenzione del cancro è meglio non bere alcol.
7. Evitate esposizioni prolungate al sole, specialmente da bambini
– usate protezioni solari/non esponetevi a lampade abbronzanti
8. Nei luoghi di lavoro proteggetevi da sostanze cancerogene rispettando le regole di sicurezza.
9. Controllate se nella vostra abitazione c’è un’alta concentrazione di radon (correlato con i tumori al polmone e non se ne parla abbastanza, ndr) e nel caso procedete a opportune modifiche strutturali.
10. Per le donne:
– allattare al seno riduce il rischio di cancro
– la terapia ormonale sostitutiva (TOS) aumenta il rischio di cancro
11. Fate partecipare i vostri bambini ai programmi di vaccinazione per:
– l’epatite B (per i neonati)
– il papilloma virus HPV (per le ragazze).
12. Partecipate ai programmi organizzati di diagnosi precoce per tumori dell’intestino, mammella, cervice.

Però, però. È stato fatto notare da alcuni medici dell’Istituto dei Tumori presenti alla conferenza stampa, la mancanza nel nuovo Codice Europeo del parametro Ambiente (in particolare, pesticidi in agricoltura e livelli di inquinamento dell’aria). La risposta di Berrino: “Io ho partecipato alla parte alimentazione/tumori, ma ci sono molte mancanze in questo codice”. E poi ha aggiunto un po’ sarcastico: “È comunque evidente che IARC non intende entrare in conflitto con l’attività dei politici!”.

Perciò, prendiamo più spunti possibile da questo dodecalogo. Ma continuiamo a mantenere attivo il nostro spirito critico, e a informarci sui risultati degli ultimi studi (ogni primo mercoledì del mese alle 18 Berrino organizza il Mercoledì della Prevenzione aperto al pubblico, ogni volta su un argomento diverso).

buffetAlla fine, un delizioso buffet preparato dai VegaChef di Cascina Rosa (qui il loro Canale YouTube) ha dimostrato per l’ennesima volta come la cucina salutare possa essere molto golosa: compresa una crema dessert senza zucchero (con il succo di mela! buonissima).

Tutte le ricette da sperimentare si possono trovare in questo e in quest’altro libro di Anna Villarini, biologa e nutrizionista, Ricercatrice e collaboratrice del dottor Berrino all’interno del Dipartimento di Medicina Predittiva e per la Prevenzione della Fondazione IRCCS-Istituto Nazionale dei Tumori (qui il suo intervento a Elisir Rai3 insieme con lo Chef di Cascina Rosa Giovanni Allegro).

Il prossimo incontro con il dott. Berrino per i Mercoledì della Prevenzione sarà il 3 dicembre alle ore 18 nell’Aula Magna dell’Istituto dei Tumori, e il tema sarà Nutrizione, vita quotidiana e stress. Per info su tutte le attività di Cascina Rosa scrivere a diana@istitutotumori.mi.it

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Ma che bella commedia!

commediaConsigliatissimo: perché si ride, e molto, e fin dall’inizio, tuffandosi nella lettura del’ultimo romanzo di Piersandro Pallavicini che comincia così: «Sto per decollare verso Londra, dove dovrei sistemare le cose con quel mentecatto di mio fratello Edo». Un incipit, una garanzia (come insegnavano i mai dimenticati maestri Crovi e Pontiggia, pionieri dei primi corsi di scrittura in Italia). Si ride perché in questo Una commedia italiana si incontrano quei pittoreschi personaggi che hanno popolato il Bel Paese dagli anni ’60 al terzo millennio: con i cognomi tipici del Nord Italia, protagonista in prima linea del boom economico che ha sovvertito il destino e la collocazione sociale di molte famiglie, elevate di rango grazie alle occasioni straordinarie che quell’epoca offriva. Ai tempi si chiamavano “gli arricchiti”, o anche “i salumieri arricchiti”(con mezzi più o meno leciti). E infatti Alfredo Pampaloni, oriundo di Pontedera e milanese di adozione, ex operaio della Galbani, è diventato un importante industriale del formaggio: con casa alla Maggiolina e un’altra villa in montagna, avveniristica e sontuosa; con tanto di Jaguar per correre a Saint-Tropez dove ci sono Brigitte Bardot e Gunther Sachs. È amico di Tognazzi, Dorelli, Gassman. Forse. Se non sono panzane per farsi bello agli occhi del volgo, quello stesso da cui lui proviene. Chissà.

Il libro non l’ho ancora finito, mi mancano 25 pagine e me le sto centellinando: quindi non so ancora come va a finire la questione dell’eredità, anche se gli indizi sono molto eloquenti (come invece insegnava il maestro per eccellenza Hitchcock nei suoi memorabili film). Prevedo e faccio il tifo perché arrivi il sacrosanto momento del riscatto per Carla, voce narrante della travagliata vicenda, che ad ogni pagina mi sono chiesta come potesse essere così bene interpretata da uno scrittore uomo. PallaviciniMi aspetto che il meccanimo narrativo funzioni perfettamente, proprio come un giallo. E credo che non rimarrò delusa perché ho capito, mentre mi divertivo seguendo i fatti (a volte ridendo anche da sola, fragorosamente), che Pallavicini ha una marcia in più: di mestiere fa lo scienziato; lo dice la biografia in copertina compresa di account Facebook, e lo so perché ho la fortuna di averlo tra i miei contatti, motivo grazie al quale ho scoperto questo libro. Ecco allora perché le sue storie mantengono per tutto il romanzo quel rigore scientifico impeccabile, nonostante gli accorati intrecci sentimentali che in qualche passaggio fanno inumidire gli occhi. Ma è solo un attimo. Perché subito dopo la risata ha il sopravvento. Insomma, un vero spasso. Che conferma la rassicurante regola “Un libro si giudica dalla prima frase”, come insegnavano i grandi. E anche dall’ultima, aggiungevano. Volete saperla? «Ma, spesse volte, la vita non è soltanto morte, sofferenza, orrore». Accidenti, mi mancano solo 25 pagine!

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Agenzia Entrate Horror Show

The-Rocky-Horror-picture-show-05Questa volta ero sicura di avere tutto (moduli compilati, copia del pagamento in banca, fotocopia documenti, bolli e controbolli aggiuntivi) secondo le istruzioni dell’impiegato piacione che ho già descritto su Facebook l’altroieri raccontando la 1a puntata della mia avventura all’Agenzia delle Entrate di Milano. Quella di oggi è la 2a, e cioè La Vendetta. Perché quando arrivo, lo sportello della corsia riservata a chi deve registrare un contratto d’affitto è vuoto: non c’è nessuno, l’impiegato piacione scomparso. Essendo pieno orario di ricevimento del pubblico, chiedo lumi alle colleghe del bancone informazioni a fianco:
– Scusi, non c’è nessuno qui?
Nessuna risposta. Ripeto la domanda. Niente. Alzo il tono di voce: “SCUSI MI PUÒ RISPONDERE PERFAVORE, C’È QUALCUNO PER REGISTRARE UN CONTRATTO D’AFFITTO?”
– Signora, le rispondo quando dico io, non quando lo chiede lei (dice una delle tre addette alle prime informazioni al pubblico)
– COOOOSAAAA????? (rispondo aumentando i decibel al massimo per farmi sentire a quel punto da tutti gli altri astanti, in modo da creare un bel casus all’istante). Benissimo, mi dà il suo nome perfavore?
– Io non sono obbligata a darle nessun nome (mentre ogni impiegato di Ente Pubblico è tenuto a presentarsi su richiesta, tutti lo sanno).

respekt-und-achtung-fremdworte-der-heutigen-z-L-t4v_GPA questo punto esce dal bancone la sua collega, che chiude la corsia riservata alle registrazioni apostrofandomi: “Si metta qui davanti alla coda delle richieste generali, lì allo sportello riservato non c’è nessuno” (intanto giustificate proteste delle persone in coda da un bel pezzo).
Riapro con le mie mani la corsia riservata – rimettendo al loro posto i piedistalli legati dai nastri – , e intanto dico, sempre a voce alta “Mi faccia parlare con un suo superiore, perfavore”, ottenendo l’immediato consenso degli astanti. Poi aggiungo: “Io sto qui e non mi muovo. Se non arriva qualcuno, chiamo i Carabinieri”.

Indovinate chi arriva? L’impiegato piacione! che si giustifica: “Non ti arrabbiare, sono qui, avevo finito il turno…” e subito verifica che (trionfo!) sono in possesso di tutti i documenti necessari. Dunque posso aspettare la chiamata allo sportello 15, codice scontrino JA50. Evviva! Ma prima gli dico che voglio parlare con qualcuno dei piani alti per denunciare l’accaduto. AETenta di dissuadermi, non ci riesce. Alcuni astanti dicono che possono testimoniare. Compila un foglio (questo qui a fianco), mi chiede un documento d’identità che mi autorizza a essere ricevuta dal Capo Area Vincenzo Caserta, e sono consapevole del fatto che rischio di perdere il mio turno allo sportello 15, ma non demordo: vado al 2° piano, e segnalo le due impiegate che si comportano in un Ufficio Pubblico come se fosse la loro panetteria personale. Aggiungo alla fine un apprezzamento per la buona volontà dell’impiegato piacione (“Ah, il Santino!” si chiama così, mi dice il signor Caserta). Pare sia il migliore.

Quando torno giù in sala d’attesa vengo accolta dal consenso empatico degli astanti: “Brava!”, “Eh, è l’Italia…”, “Guardi che non ha perso il turno, perché io ero prima di lei”, “Certo che siamo proprio messi male…”. Siamo messi male perché nessuno si ribella, dico io; le addette al bancone del pubblico adesso forse ci penseranno due volte prima di abusare del loro squallido micropotere, no? Siamo tutti qui per pagare le tasse, e paghiamo anche i loro stipendi. Annuiscono. “Sì sì, ha fatto bene!”.

Insomma, il mio contratto d’affitto è registrato, mi sembra un miracolo. In più, ho lavorato in favore della collettività. Con la soddisfazione di uscire dall’Agenzia delle Entrate come da un film dell’orrore. Ero proprio felice.

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