Seguendo le turbolente cronache politiche di questi giorni (“Traditore!“, “Demagogo!“, “Bugiardo!”, ” Populista!“), e senza voler scomodare la pagliuzza/trave del Vangelo, mi è tornata in mente la poesia Della Gamberessa e sua figlia che la mia mamma mi recitava sempre quando ero piccola, facendomi tanto ridere. E ho scoperto che fu scritta addirittura nel 1700, da un certo Gasparo Gozzi: scrittore e letterato nato a Venezia in una nobile famiglia di origine friulano-dalmata, la cui specialità erano i ritratti satirici morali, e anche molti Sermoni in endecasillabi sciolti in cui «delinea con ironico anticonformismo diversi aspetti del costume contemporaneo», come dice Wikipedia.
Un costume che attraverso i secoli, dai tempi di Mozart e alla maniera di La Fontaine, oggi sembra ancora e più che mai di moda:
“Vede la gamberessa che sua figlia,
nel camminare, mal muove le piante,
ed in cambio d’andar col capo avante,
va con la coda, ond’ella la ripiglia
e dice: Oh che vegg’io! che maraviglia!
Cervellaccio balordo e stravagante,
va’ ritta innanzi: che fai tu, furfante?
Tu vai a rovescio? Di’, chi ti consiglia?
Ma la figlia rispose a’ detti suoi:
io sempre d’imitarvi ebbi desìo,
e non mi par che siam varie, tra noi.
Da voi appresi ogni costume mio;
andate ritta, se potete voi;
e cercherò di seguitarvi anch’io.”